PASSEGGIARE CONSAPEVOLMENTE
Dott.ssa For. ALESSANDRA BATTAGLINI
Mai come in questi giorni sentiamo la mancanza degli ambienti naturali, i posti del cuore che ci permettono di entrare in contatto con gli elementi e perché no anche con noi stessi.
Ovviamente con le belle giornate che questa primavera di clausura ci sta regalando, viene immediatamente da pensare al mare o al lago, dove stendersi a prendere il sole, fare un bagno quando il caldo diventa insopportabile e abbandonarsi al relax. Molti di noi peró condividono un altro tipo di relax, una connessione dinamica con gli ambienti naturali che ci permetta di esserne parte attiva piú che passiva.
Senza inoltrarsi troppo in sport estremi o habitat ostili, parliamo di una semplice escursione in bosco, sia esso una macchia fitta o una rada faggeta.
Ogni volta che ci apprestiamo all'escursione, il desiderio è quello di riempire i polmoni di aria pulita, svuotare le orecchie dai rumori quotidiani e rilassare gli occhi coi colori che le piante ci regalano.

Immaginiamo di addentrarci in un bosco poco lontano dalla cittá, pedemontano, con caratteristiche molto semplici, vicine alla naturalitá intrinseca del bosco stesso, ma che comunque sia munito di sentieri percorribili pressoché da tutti. Subito ad accoglierci è la brezza fresca che proviene dal sottobosco, adombrato dalle ampie chiome degli alberi sovrastanti (supponiamo siano Douglasie e Abeti); anche la terra sembra essere piú soffice e scura via via che percorriamo il sentiero che attraversa il bosco.
Per questa prima esperienza sensoriale i ringraziamenti si rivolgono all'umiditá, quel parametro che adoriamo in situazioni come queste, ma che detestiamo il 13 d'agosto quando il suo valore supera il 40%. Quest'acqua intangibile imprime l'aria che diventa immediatamente piú fresca, grazie appunto all'azione delle chiome che impediscono il suo riscaldamento da parte dei raggi solari, inoltre gonfia i pori presenti nella terra e ne aumenta la percezione di morbidezza quando la calpestiamo.
Ci godiamo la nostra passeggiata, non particolarmente faticosa perché il sentiero che abbiamo scelto non comporta grandi pendenze, anzi sembra essere quasi totalmente pianeggiante. Pensiamo di essere lontani dalla societá frenetica e dallo zampino dell'uomo, quando il nostro scarpone inciampa in una cunetta dalla strana superficie scanalata.
L'inconfondibile passaggio di un cingolo.
Ad un occhio non allenato e poco critico potrá sembrare un scempio quanto si presenta poco piú avanti: al posto del fitto bosco che ci ha accompagnato finora, si stende una grande radura spoglia costellata di rami, porzioni di corteccia e trucioli, e in fondo il bosco si mostra diradato, aperto, quasi sofferente.
La consapevolezza della nostra escursione si concentra tutta qui. Proviamo ad osservare senza un pregiudizio infondato quello che a questo punto ci si para davanti nei suoi singoli elementi: il passaggio di un trattore cingolato, l'evidente taglio delle piante, i loro residui a terra, i tronchi rimasti in piedi sottili e scarni.
Il sublime disordine naturale che ha accompagnato fino a questo momento la passeggiata viene sostituito dall'intervento dell'uomo, che ha provveduto a soddisfare il proprio fabbisogno di legname (di qualunque destinazione si parli)...solo questo? Approfondiamo.
Sicuramente l'approvvigionamento di legname è da tenere presente, ma un bosco, per quanto naturale e "intatto" ci possa sembrare, è soggetto a regolamenti e direttive che ne tutelano la gestione ed un bosco ben gestito prevede anche che siano applicati tagli di diversa intensitá a seconda della sua destinazione e soprattutto del Piano di Assestamento in cui esso ricade.
Ció significia che quell'apparente scempio che ci ha fatto rabbrividire qualche secondo fa, ha un suo perché: le piante che vediamo in piedi potrebbero essere giovani individui aduggiati da quelli piú grandi, che hanno adesso la possibilitá di ricevere piú luce, di occupare piú spazio e quindi di accrescersi ed essere piú competitivi.
Allontanandosi per un attimo dal solo scenario puramente selvicolturale, preoccupiamoci di quello ambientale ed ecologico, ed osserviamo come l'apertura di un'area cosí possa favorire l'instaurarsi di specie pioniere e piú eliofile,innescando cosí il fenomeno di successione.
C'è poi tutta una serie di interazioni che si verificano a livello dei primi strati di suolo e sul legno morto lasciato a terra, interazioni che vedono come protagoniste specie di insetti xilofagi, saprofagi e detrivori, fondamentali per il restart dell'ecosistema.
Ecco allora che la nostra preoccupazione per la scellerata deforestazione che arriva a colpire anche il bosco vicino a noi, si trasforma in consapevole conoscenza delle dinamiche forestali e selvicolturali.
La prossima volta che andrete in bosco, provate a fare caso agli elementi antropici che vi circondano (intesi come quelli appena descritti, non come tracce del passaggio dell'uomo: se trovate dei rifiuti raccoglieteli e portateli via!), cosí da affinare il vostro senso critico ed arrivare a porvi la domanda "questo bosco è ben gestito?"